Push Press
Anno 2014, palestra commerciale nostrana.
Un uomo grande e grosso varca la soglia della palestra e chiede se può effettuare un allenamento.
Dopo aver avuto l’assenso, paga per l’ingresso e, dopo essersi cambiato d’abiti, inizia il riscaldamento.
Si guarda intorno, macchine ovunque. Macchine che sostituiscono il military press, macchine che sostituiscono la bench press, macchine che sostituiscono lo squat... l’omone pensa di essere nel posto sbagliato, ma ormai ha già pagato e decide di iniziare l’allenamento.
Carica il bilanciere con 60 kg ed effettua 20 ripetizioni. Carica nuovamente con 80 kg e ne effettua 10. Aumenta di 20 kg per volta fino ai 180 kg per una ripetizione ed ecco che inizia l’allenamento.
Gianni (nome di fantasia), sulla sua destra, ha una strana smorfia stampata sul volto.
Nicola (nome inventato), sulla sua sinistra, è immobile con la bocca e gli occhi spalancati.
Di fronte all’omone, il proprietario della palestra, balbettando, chiede se non è meglio che si posiziona dentro il rack. L’omone lo incenerisce con gli occhi per aver disturbato la sua concentrazione e continua.
Carica il bilanciere con 220 kg. Chiude gli occhi. È concentrato al massimo, visualizza l’alzata completata alla perfezione in ogni minimo particolare, tutto il movimento è già stato effettuato nella sua testa.
I nervi e i muscoli sono tesi, la mente è pronta. Impugna forte il bilanciere ed emette un urlo per caricarsi. Il bilanciere è sulle spalle e dopo una spinta di gambe il bilanciere è sollevato sopra la sua testa. I N C R E D I B I L E ! In palestra ne avrebbero parlato per anni! Da dove era uscito quell’omone dalla forza di un campione olimpico? Eppure fino al giorno prima il più forte era stato Antonio (nome inventato al momento) che sollevava, da seduto, un manubrio di 40 kg fin sopra la sua testa! Il fascino e lo stupore lasciarono il posto alle domande.
“Come ci sei riuscito?”
“Che tecniche hai usato?”
“Che sostanze dopanti hai usato?”
Quell’uomo proveniva dal passato e rispondeva al nome di Artur Saxon.
L’esibizione del 2014 è inventata.
Quel carico sollevato, invece, no.
Nel 1898 Saxon era uno degli strongman più forti di sempre. Quando il doping non era neanche nella mente malata di un medico dell’est europa, Saxon si allenava con i suoi tre fratelli con una miriade di serie di military press e di push press e proprio quest’ultimo esercizio lo aiutò a realizzare l’impresa titanica.
Ma come si effettua un push press corretto?
Si tratta di una variante della vecchia distensione lenta, che presenta, come peculiarità, una leggera spinta di gambe (Bill Starr ci tiene a sottolineare che tale spinta debba essere sufficiente ad aiutare le spalle e le braccia nel superamento del punto morto, che generalmente è a livello del naso, ma non eccessiva perché altrimenti l’esercizio si tradurrebbe in uno slancio). Presa leggermente più ampia delle spalle, gomiti in avanti, bilanciere sulle clavicole, presa salda (mai usare false prese qui), leggera spinta di gambe, bilanciere che sfiora il naso durante la salita, incastro sotto al bilanciere una volta che questo supera la fronte (quindi elevazione scapolare). Ma quali sono i vantaggi di questo esercizio rispetto alla classica distensioni in piedi con bilanciere, o lento avantoi o military press? 1) Consente di utilizzare carichi maggiori; 2) Consente maggior reclutamento neuro-muscolare; 3) Risulta meno traumatica per la cuffia dei rotatori (di solito la maggior parte delle lesioni si verifica proprio alla partenza) a patto di tenere i gomiti sotto al bilanciere; 4) Da un punto di vista ipertrofico è superiore alla classica distensione perché se è vero che nella spinta iniziale le spalle sono coadiuvate dagli arti inferiori, in eccentrica i deltoidi si sorbiscono un peso maggiore e, come sappiamo, le eccentriche, ai fini ipertrofici sono molto importanti; 5) Transfet su una marea di esercizi; Gli svantaggi invece sono: 1) Difficoltà di padroneggiare l’esecuzione (molti finiscono semplicemente per eseguire una military press con cheating); 2) Come conseguenza del punto precedente aumenta il rischio di infortuni a carico della schiena; 3) Si tratta di un esercizio molto impegnativo a livello sistemico quindi poco adatto ai neofiti. Le palestre della Old School erano meno commerciali e con più atleti che si allenavano con i pesi liberi come la Push Press. Non so se riuscirai mai ad eseguire un push press con 220 kg, ma quello che ti assicuro, io e tutti gli atleti della Old School, è che otterrai una forza paurosa e un transfert incredibile sul military press e nel bench press, oltre a trasformare i deltoidi in palle di cannone. Prova e fammi sapere come ti trovi con questo esercizio cardine della OST. P.S.: Se l’articolo sul push press ti è piaciuto, commentalo e condividilo anche tu!Push Press. Tecnica:
Fai del tuo corpo una meravigliosa opera d’arte.
[…] la partenza dal pavimento (e non dall’alto dopo aver effettuato la prima ripetizione in push press) con pausa di due secondi […]