Kart by gomotirs.net

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Testimonianza dell’autore di uno dei libri sull’OST, Gianluca Pistore.

Perché tutti dovremmo procurarci una contrattura addominale?

Ormai da un paio di mesi ero in fissa con il Kart. In realtà la passione era nata in me molto prima che mi mettessi alla guida del giocattolino: un anno fa ho conosciuto un pilota di altissimo livello che ha corso anche in Formula1. Non so voi, ma io mi innamoro quando vedo qualcuno che fa qualcosa in modo perfetto. Qualcuno che è talmente perfetto nel fare qualcosa che diventa quel qualcosa. Ecco, lui è talmente perfetto alla guida che la macchina sembra un prolungamento delle sue braccia e dei suoi pedali. Per uno come me che ha sempre amato correre, cosa c’è di più bello di trovare un mentore così?

«Inizia col Kart, lì imparerai le traiettorie e a rimanere su strada senza piantarti nelle curve». Fu lui, per la prima volta, a portarmi in un kartodromo e lì ebbi un grande incoraggiamento: mi doppiò tre volte in dieci giri.

Tornato a casa ero visibilmente in fissa, non perché fossi in competizione con il mio amico, non ce ne potrà mai essere, ovvio. Ero in fissa perché ero entrato in competizione con me stesso. Ho passato gli ultimi due mesi andando ad allenarmi tre volte a settimana, l’ho fatto senza alcuna preparazione fisica. Solo con un po’ di preparazione teorica che mi aveva fornito il mio amico pilota. Nelle ultime settimane avevo iniziato a fare tempi interessanti, giravo la pista nei tempi che solitamente i piloti fanno in gara: 9 curve, 800 metri di pista fatti in 44 secondi con un kart non da competizione. Non era affatto male. In questi ultimi giorni ho preso la cosa ancora più sul serio e, due giorni fa, il tempo è sceso: 00:43:98, 00:43:97, 00:43:88, 00:43:66. Spettacolare! Sono tornato a casa soddisfatto, avevo quasi chiuso un ciclo: non mi sentivo più una sega al volante. Non ho mai avuto bisogno di vincere gare o di essere campione del mondo per sentirmi soddisfatto. Ho standard piuttosto bassi e personali: mi basta vincere contro me stesso. Adesso ho raggiungo un livello sopra la mediocrità che mi soddisfa. Nella pista dove giro quasi nessuno fa quei tempi, posso ritenermi soddisfatto.

Ieri mattina appena è suonata la sveglia sono scattato in piedi ma una fitta di dolore alle costole mi ha bloccato. Generalmente volo sulla sveglia per spegnerla, ieri non riuscivo quasi ad alzarmi dal letto. “Avrò preso freddo” è stato il mio primo pensiero, così con un po’ di dolore mi sono alzato, ho spento la sveglia e ho dato il via alla mia giornata. Facevo fatica a girare il busto, era come se avessi un torcicollo spostato all’altezza della gabbia toracica. La sera sarei avrei dovuto affrontare un viaggio di 300 km per andare a trovare un caro amico, nel primo pomeriggio annullai. «Fabio scusami, ieri con il Kart mi sono massacrato le costole, non riesco a muovermi». Iniziai a capire come mai i piloti, quelli veri, usano i paracostole. Ho calcolato che in 12 minuti ho fatto circa 180 curve sul Kart che non ha idroguida, né ammortizzatori: sei tu che combatti contro le leggi della fisica e cerchi di spostare quei 150 kg di peso tuo e del mezzo nella direzione che vuoi.

Nel pomeriggio ero peggiorato, i miei dolori, molto simili a quando si prende un colpo di freddo mi facevano respirare a fatica, così mi sono messo a letto. Cercavo di riposare quando un cliente mi chiama: «vorrei alcuni chiarimenti, possiamo incontrarci?» siccome era un affare per me importante, mi sono vestito e sono andato da lui. I dolori peggioravano e la mia mobilità anche, iniziavo a sentire l’addome indolenzito come se l’avessi allenato tantissimo. Finito di cenare, stavo per alzarmi da tavola quando una fortissima fitta di dolore mi prende al busto. Ho l’addome completamente contratto, duro come non l’avevo mai avuto! Non riesco a respirare e soprattutto non riesco a tenermi in piedi: il busto si piega in avanti senza che io abbia il minimo controllo su di esso. Provo a riaddrizzarmi ma non ci riesco. Poggio le mani sulle ginocchia e facendo leva mi reggo il busto e arrivo fino al letto. Mi ci rotolo sopra e inizio a sentire un lieve rilassamento. Prendo fiato, respiro. Un’altra fitta terribile. Sono nel letto su un fianco e non riesco a girarmi, mi sento come paralizzato. Per girarti nel letto hai bisogno della spinta degli obliqui, ma a me non se ne parla, sono già contratti al massimo e non rispondono ai miei comandi. Chiedo di prepararmi un miorilassante. Intanto respiro come se stessi piangendo, l’addome non risponde più ai miei comandi e io non riesco a muovermi. Cerco, con la visualizzazione di controllare la respirazione e con la respirazione di controllare la contrazione addominale. Ogni volta che sento una fitta addominale contraggo forte il pugno, immagino che la contrazione si sposti nel pugno. E si sposta sul serio. Ho qualche secondo di calma per prendere fiato. Poi di nuovo. Finalmente mi fanno la puntura e mi iniettano il medicinale che ho chiesto. Non ha effetti immediati.

Adesso sono passate due ore dalla puntura e sto meglio, riesco a girarmi nel letto e fare qualche passo in piedi. In queste ultime ore ho imparato sul mio corpo più di quanto abbia potuto apprendere sui libri di anatomia. La differenza tra sapere che il fumo fa male e smettere di fumare perché ti è venuto un problema legato al fumo è la differenza che passa tra sapere che “l’addome consente di avere una posizione eretta” e stare veramente in piedi senza avere controllo sull’addome. Cadevo per terra come una pera, mi afflosciavo come i gonfiabili a forma di uomo che si piegano in avanti quando manca l’aria. Con tutti i muscoli indolenziti la mia sensibilità è aumentata tantissimo e ho scoperto quali muscoli attivo nel muovermi. Nel camminare, nel girarmi a letto, nello stare seduto. Non avete idea di come cambiando il modo di stare seduti contraete un muscolo piuttosto che un altro. Stanotte ho imparato tantissime cose sul mio corpo, più di quante ne abbia imparate in 10 anni di arti marziali e circa due di palestra col metodo OST. Avere una contrattura addominale è un’esperienza straordinaria che tutti voi dovreste provare. Da oggi non tralascerò mai l’allenamento dell’addome e di nessun muscolo e avrò molta più coscienza su quanti muscoli usiamo per ogni movimento. Auguro una contrattura soprattutto a quelli che quando si allenano dicono di isolare e allenare singolarmente i muscoli. Così capiranno che l’unica cosa che hanno isolata è il cervello.

A presto per altri articoli targati OST!