Oggi abbiamo nuovamente con noi Claudio Lombardo, Diet Coach e Sport Coach.
Stavolta ci parlerà del suo nuovo libro sul sovrappeso, obesità e psicologia alimentare: “La scienza del dimagrimento”.
Ascolta, ne sentirai delle belle!
- Di cosa parla il tuo libro?
Grazie tante per l’occasione. Ho deciso di scrivere questo libro notando che, tra tutti quelli in commercio, non esisteva traccia di una pubblicazione che trattasse il problema, sempre più frequente e insidioso, dell’eccedenza ponderale sotto differenti punti di vista. Certamente questa mancanza, nel tempo, ha generato un’attitudine causa/effetto che conduce molte persone a pensare in termini di “sovrappeso e obesità = dieta”. Inferenza in parte corretta; ma se le indicazioni del dietologo o nutrizionista sono basati su operazioni e calcoli calorici e su fattori di gestione ormonale, con la scienza del dimagrimento ho tentato di creare un “algoritmo” che indaghi, valuti e analizzi tutte quelle “prospettive” che creano le condizioni per la genesi del soprappeso e dell’obesità, così da prevenirli.
- Quali sono i fattori che incidono sul soprappeso e sull’obesità?
Indubbiamente esistono tante variabili e fattori (psicologici, comportamentali, biologici ed endocrinologici, economici, ambientali e via dicendo) che incidono su questa condizione cronica. Molte volte, quando si pensa al dimagrimento, la prima cosa che viene in mente è la restrizione calorica mediante un piano dimagrante; ma questo è solo un risvolto, probabilmente il più scientifico, ma sicuramente non il più efficace, adottato nel contesto della riduzione del peso.
Alcuni studi di follow-up a lungo termine sul trattamento dell’obesità indicano come il 90-95% di coloro che perdono peso lo riacquistano entro pochi anni, a volte anche con gli interessi.
Una ricerca condotta dall Tufts University (in America) ha scoperto che tra il 50% e il 70% delle persone che avevano iniziato una delle quattro diete più diffuse al mondo non erano in grado di mantenerla e di continuare a dimagrire per almeno un anno.
In quest’ottica appare evidente che, più di una dieta, sia necessario un “sostegno” alla dieta.
- Cosa intendi nel tuo libro quando parli di modalità di consumo alimentare?
Consumare il proprio pasto lentamente e senza distrazioni sono i primi passi che consiglio. Questo è un aspetto molto trascurato nelle diete in generale, e può rappresentare uno dei più importanti espedienti dimagranti. Spesso, accade che mettiamo in atto una consumazione “meccanica” degli alimenti, come quella che si osserva in chi ha l’abitudine a lavorare o giocare mentre sta davanti al computer o sulla scrivania di lavoro o di studio (pratica nota come desk-eating). Prove effettuate tramite Biofeedback hanno messo in evidenza il modo in cui alcune rappresentazioni interne (ossia quello che immaginiamo e rappresentiamo nella nostra mente) siano in grado di modificare le nostre funzioni fisiologiche (tensione muscolare, temperatura cutanea, frequenza cardiaca, pressione arteriosa ma anche pH gastrica e attività intestinale) in quanto esiste una certa fatica da parte della nostra mente a “distinguere una esperienza realmente vissuta da una vividamente immaginata”. In base a questi studi, in riferimento all’esempio pocanzi descritto, consumare il nostro pasto in presenza di distrattori rappresenta una disattenzione dall’azione – e, soprattutto, – dalla percezione alimentare (gusto, vista, olfatto, ecc.) che a sua volta connessa strettamente al nostro centro di sazietà e all’appagamento sensoriale da cibo.
Dall’origine di questa circostanza la voglia di “incoraggiare” il nostro organismo a consumare una dosa aggiuntiva di cibo per raggiungere una certa “quota” edonistica diretta all’equilibrio del sistema neurotrasmettitoriale e, dunque, a quello stimolo che suggerisce la corretta dose di cibo da ingerire.
- Quanto le abitudini maturate nel corso dell’infanzia possono condizionare lo sviluppo dell’obesità e del soprappeso?
Le abitudini sono una tematica di fondamentale importanza quando si parla di soprappeso e obesità.
Il padre della psicologia americana, William James, affermò: «La più grande scoperta della mia generazione è che gli esseri umani possono cambiare le loro vite cambiando le loro abitudini mentali.»
L’abitudine non è nient’altro che un “fascio di pensieri solidificato”, il prodotto di un apprendimento ripetuto nel tempo. Molte delle nostre abitudini vengono tracciate durante l’infanzia, ed alcune di esse possono contribuire all’eccesso ponderale.
Compito del diet coach o dello psicologo è quello di intervenire su queste disposizioni modificandole in base alle finalità da raggiungere.
- Che funzione svolge la psicologia nel percorso del dimagrimento?
Prima di tutto bisogna precisare che l’obiettivo della psicologia non è quello di “aggiustare” le persone. E per comprendere meglio questa personale critica possiamo collegarci alla frase di Cyril Connolly citata nelle pagine iniziali del mio libro: «Imprigionato in ogni grasso c’è un magro che fa segni disperati di voler uscire» . Una simile asserzione risulta senza fondamento, in quanto, il disagio di vivere in un corpo in forte soprappeso, nella fattispecie, dipende dal vissuto psichico dell’individuo. Esistono molte persone obese che vivono una vita attiva, tranquilla e ricca di significato.
Detto questo, la psicologia trova un suo perché nel trattamento dell’eccedenza ponderale qualora la propria salute, fisica e mentale, venga minacciata.
Il secondo punto concerne l’inquadramento del soprappeso e dell’obesità prevalentemente nell’ottica degli stati emotivi alterati (eccessivo stress, nervosismo, noia, angoscia, umore depresso e via dicendo). Tutte queste condizioni, infatti, partono da strutture cerebrali come l’amigdala che ha stretti rapporti anatomici con l’ipotalamo, ossia la sede dell’appetito e l’espressione degli stati emotivi.
L’evento scatenante della fame può essere ridotto ad una sequenza lineare: stimolo (che può essere un cibo “accattivante”) – pensiero (sabotante o produttivo) – decisione – azione pratica. Nel momento in cui perpetuiamo una condizione psicologica sgradevole tale sequenza viene percorsa in modo decisamente più veloce e “istintivo”. Ogni predisposizione d’animo negativa “modifica” l’ipotalamo, ovvero la sua produzione ormonale, che per essere riequilibrato richiede soprattutto cibi a forte carica energetica.
Quando si afferma che «perdere peso è soprattutto una questione mentale», si intende principalmente un lavoro sulle prime fasi della sequenza: lo stimolo e i pensieri («quei tarli ossessivi della mente, impermeabili a tutto», ripeteva una mia cliente).
- Quali possono essere le strategie efficaci da attuare contro i chili di troppo?
Anche qui ci sono dei punti da chiarire: in primo luogo la riduzione di peso dev’essere effettuata gradatamente al fine di dirigere il set point omeostatico in un punto in cui l’adattamento a tale peso risulti essere accettato dalle “abitudini” biologiche dell’organismo.
In linea generale i punti cruciali sono: mangiare solo quando si ha fame; mangiare spesso senza fare “magazzino”e affinando sempre più la percezione dello stimolo della sazietà; avanzare sempre qualcosa sul piatto, non delegando il consumo alimentare allo stimolo visivo o a tutte quelle credenze “traghettate” nel nostro inconscio fin dall’infanzia; annullare le distrazioni e gustare al 100% ogni boccone. Questi rappresentano le principali strategie per combattere e prevnire l’eccesso ponderale.
In secondo luogo dobbiamo mettere in conto come il termine “dieta” evoca ormai un’idea di privazione, punizione, repressione che può facilmente innescare in molti soggetti (soprattutto chi sottoposto per anni a tante diete e fallimenti dimagranti) una successione di fattori aventi lo scopo di annientare l’imposizione prestabilita, ma con l’effetto collaterale di alimentare la problematica che si tenta di combattere: dieta – trasgressione – senso di colpa – crollo dell’autostima – ulteriore soprappeso.
Con questo intendo dire che, in molti casi, sarebbe più utile affidarsi ad un metodo, piuttosto che ad una dieta.
Note biografiche
Il dott. Claudio Lombardo è laureato in Scienze organizzative e gestionali e in Scienze e tecniche psicologiche (con tesi di laurea in «Ipotesi d’intervento preventivo sul soprappeso e obesità in una prospettiva psico-socio-biologica») e laureando in Processi cognitivi e tecnologie. È autore di decine di pubblicazioni sulle principali riviste di fitness e benessere, trattando tematiche relative al mental training nello sport, al soprappeso e all’obesità dal punto di vista educativo e comportamentale. Inoltre, è autore dei libri Iscriversi in palestra e continuare ad andarci, Dal mondo del sovrappeso all’universo dell’obesità, La scienza del dmagrimento e coautore del libro La dipendenza affettiva e sessuale tra normalità e patologia.
Il suo sito internet è: http://www.dimagrirefit.com/
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