Oggi ho portato sul blog Alessio Ferlito, in arte: Leviatano89Prudvangar!

Ferlito

Curioso di sapere cosa gli ho chiesto?

Continua a leggere allora!

  • Ciao Alessio. Presentati ai nostri lettori.

Ciao a tutti, sono Alessio Ferlito, anche se più probabilmente molti sul web mi conoscono come “Leviatano89”. Personal trainer, allenatore di powerlifting e collaboratore per molti siti del settore.

 

  •  Quando è nata l’idea di creare il blog Leviatano89’s Prudvangar?
  • È cominciato tutto quando sono finito sul sito di Paolo Evangelista (aka IronPaolo o Smartlifting). Ero un ragazzo come gli altri che al pomeriggio se ne andava in palestra, poi ho cominciato ad interessarmi all’allenamento della forza e a studiare su internet e la mia passione per lo scrivere, che ho fin da quando ero piccolo, si è unita alla mia passione per lo studio dei pesi e ho deciso anche io di aprire un mio piccolo spazio su internet! Con mia grande soddisfazione, ora quello spazio non è più tanto piccolo, ma uno dei blog di riferimento del settore!

 

  • Quali sono le cose più assurde che hai visto fare in palestra?

Non basterebbe un libro probabilmente. Ho veramente “visto cose che voi umani non potreste immaginare”. Si passa dalla gente che usa la cintura di allenamento per legarsi allo schienale di una panca perché così “non piega la schiena”, a quella che legge libri durante la leg press, ci ho visto pure una ragazza studiare filosofia e ripetere una volta. Poi ovviamente ci sono le esecuzioni più assurde, squat dal ROM inesistente, discutibili esecuzioni di panca con le gambe completamente dritte, ma il problema non sono tanto le cose assurde di per sé, quanto la poca voglia che la gente ha di impegnarsi seriamente. Come dice Mark Wahlberg in Pain&Gain, “tutti vorrebbero avere un fisico migliore, ma non tutti sono disposti a fare i sacrifici necessari per ottenerlo”. La cosa più assurda è la sorpresa che hanno le persone nel non ottenere risultati, quando in realtà non si impegnano, ed è molto difficile instradarli nel modo corretto e fargli cambiare il modo di percepire e vedere l’allenamento. Non si tratta di entrare nella mentalità da bodybuilding dello “stile di vita”, ma di ottimizzare il proprio tempo e le proprie energie.

 

  • Tu hai seguito sia trainer d’oltreoceano che atleti professionisti. Qual è l’atleta di Pl e di Wl che più ti piace e perché?

Non seguo molto la pesistica, al contrario nel powerlifting e nello strongman ho diversi atleti che mi piace seguire.

Uno dei miei preferiti è sempre stato assolutamente Mikhail Koklyaev, perché oltre che uno dei più forti atleti al mondo, al momento è anche uno dei più completi! Passa dalla pesistica al powerlifting, dallo strongman ad altre prove di forza ed è sempre uno dei più forti, qualsiasi disciplina decida di effettuare ed è per questo che mi piace, non si chiude in pregiudizi e gareggia ovunque.

Altrimenti, vista la mia passione per la panca, non posso che tifare Kirill Sarychev! Un ragazzone della mia stessa età che pesa 170kg e spanca più di 300kg non può che piacermi.

Vista poi la mia passione per “il trono di spade”, sono un grande fan di
Haftor Bjornsson. Insomma, prediligo molto di più le prestazioni spettacolari, senza questi atleti gli sport di forza sarebbero ancora più di nicchia di quanto già non sono, atleti così sono essenziali per far avvicinare la gente ad uno sport come il powerlifting, senza i video di Kostantinovs che stacca 400kg credo che moltissimi, anni fa quando il powerlifting ancora era semisconosciuto, avrebbero continuato ad allenarsi per i fatti propri in palestra invece di provare qualcosa di nuovo. Questi atleti sono essenziali secondo me.

 

  • Quale trainer internazionale consigli di seguire di più nell’ambito del mondo della forza?

Dire Sheiko forse sarebbe scontato. Di Wolf sappiamo poco o niente, se non qualche idea e sarebbe un azzardo ipotizzare qualsiasi ipotesi di lavoro per quanto riguarda i cinesi e sebbene mi piacciano e in questo periodo io stia basando moltissimo dei miei lavori sulle metodiche tedesche dell’ex DDR, anche quelle non le considero metodiche per tutti.

Sarà forse un’affermazione azzardata, ma il mio preferito rimane Tsatsouline. Per quanto non condivida l’uso dei kettlebell proposti da Pavel, io ho un approccio molto più orientato al ghiri sport, seguo sempre ogni suo lavoro, perché fa quello che vorrei fare io: si occupa della forza a 360°, non esiste solo il powerlifting per lui, utilizza kettlebell, corpo libero e i suoi libri sono una vera e propria enciclopedia di metodi di allenamento. Sono partito anni fa con “power to the people” e non ho mai smesso di leggere i suoi lavori. Consiglio a chiunque voglia cominciare a passare da un lavoro classico in palestra a qualcosa di più ragionato di usare Tsatsouline come trampolino di lancio. Poi ovviamente oltre c’è un vero e proprio mondo di lavoro, ma Pavel fornisce moltissime chiavi di lettura interessanti da non sottovalutare affatto.

 

  • Noi della Old School prediligiamo l’allenamento senza molti fronzoli, molti pesi liberi e poche macchine; molti multiarticolari e pochi monoarticolari; Fullbody da principiante e split da avanzati. Cosa ne pensi a tal proposito?
  • Io non concepisco altri allenamenti se non quelli in multifrequenza. So che la cosa fa storcere il naso a molti, ma il corpo non è diviso in pezzi indipendenti, da poter allenare a settori a nostro piacimento. Il mondo del fitness è purtroppo ancora logoro di discorsi su muscoli che “rubano” lavoro ad altri, quando in realtà basterebbe conoscere le basi delle fisiologia umana per capire come anche una semplice adduzione dell’omero, il movimento delle croci per intendere, fa tutto tranne che isolare il pettorale. Per cominciare ad allenarsi nel modo giusto è essenziale uscire dal pregiudizio enorme che porta con se la domanda “ma va bene per la massa?”

 

Per la maggioranza delle persone, che piaccia o no, gran parte del lavoro lo fanno i multiarticolari, lo dice anche Thibaudeau in un articolo che adoro, affermando “quanto del tuo allenamento  vuoi spendere facendo monoarticolari sapendo che la gran parte dei risultati te la danno i multiarticolari?”.

Il che non vuol dire che i monoarticolari siano inutili, ma vedo troppa gente spendere gran parte del proprio allenamento con manubri a cercare di isolare il piccolo pettorale perché hanno letto che se hanno le clavicole lunghe devono isolare il petto, piuttosto che mettersi lì a fare un buon volume di lavoro su una panca ben eseguita.

Poi per carità, su molte persone, sotto il punto di vista ipertrofico, può avere un senso maggiore usare i manubri piuttosto che la panca con bilanciere, così come le dip possono essere la scelta vincente, o persino può esserlo la chest press, io non sono uno per cui la panca risolve ogni male, il problema è che molte persone si chiudono troppo dietro affermazioni dogmatiche senza concedere a nessuno il beneficio del dubbio.

 

  • Inserire esercizi di WL nella routine di un culturista (gli atleti della Old School lo facevano, soprattutto negli albori), ha senso secondo te?

Sinceramente no. Perché per fare uno strappo ben fatto occorre lavorare mesi, anni. I pesisti cominciano da bambini a praticare strappo e slancio. Quanto può avere senso fare uno strappo con 40kg quando magari di lento avanti si maneggiano 50/60kg o di squat si lavora con il doppio del peso? Mi rendo conto che ridurre tutto al carico sia riduttivo, ma è una questione di economia delle proprie energie e del proprio tempo: se non abbiamo la tecnica sufficiente per eseguire uno strappo con la massima attivazione, perché non abbiamo la tecnica adeguata, stiamo dedicando il nostro tempo ad un esercizio in cui siamo notevolmente limitati. Mi sembra quasi l’estremo opposto di chi invece decida ¾ del proprio allenamento a fare bicipiti. La via giusta sta nel mezzo.

 

  • Quali consigli vuoi dare ai nostri lettori?

Per un buon allenamento bastano pochi esercizi, possibilmente uno per ogni “grande funzione” del corpo, spinta gambe, spinta torace e trazioni. Il metodo weider non è da buttare, ma lo userei in modo molto limitato: solo dopo  che il nostro lavoro si basa principalmente su un buon lavoro con carichi medio/alti (70-85%), poche ripetizioni, alti set e un buon lavoro tecnico frequente. Fatto ciò si può inserire e contestualizzare un lavoro di pompaggio/lattacido, senza esagerare, visto che il lattacido e il cedimento allungano incredibilmente i tempi di recupero. Insomma, dopo la panca qualche set di pompaggio con i manubri non può fare che bene, a patto che non ci renda incapaci di eseguire una buona panca dopo 48/72 ore, se non addirittura dopo 24! Al contrario per i muscoli piccoli, come possono essere bicipiti e tricipiti, potete utilizzare tecnico un poco più di weideriana memoria, vista il recupero più veloce che hanno questi distretti.
Con 3, massimo 5, esercizi per seduta, uno per ogni grande funzione e un paio di complementari, magari da ciclicizzare ogni seduta per ogni differente distretto (un misto di multifrequenza e monofrequenza insomma!) abbiamo buttato giù un lavoro ottimale!

 

  • Qual è la programmazione più o meno conosciuta che più ha donato risultati a te e ai tuoi atleti?

Il metodo che preferisco in assoluto è il metodo Korte. Su di me e sui ragazzi che seguo è stato in assoluto il metodo che ha dato più risultati, applicandolo ovviamente anche con qualche variante, negli anni ne ho create diverse. Dopo anni di pratica su me ed altri mi sento di affermare che gran parte delle persone traggono il massimo da lavori a % ridotte ed alti volumi con carico fisso. Permettono di meccanizzare il movimento, di lavorare sotto fatica e di imparare ad autocorreggersi e aiutano anche a mettere su un po’ di buona massa magra! Non si tratta altro che del principio di estrapolazione di Sheiko, trovare soluzioni a problematiche nuove attraverso l’allenamento: fate un 10x10x50% con recuperi stretti per più volte a settimana, verso le ultime serie vi sentirete come se steste facendo un massimale ed imparerete a trovare le linee di spinta migliori per risparmiarvi e chiudere l’allenamento. Ovviamente poi sono necessari i lavoro a % variabili con carichi di lavoro più elevati, ma una fase ad alto volume può insegnare tantissimo a molti.

 

  • Sei per una programmazione lineare o no?

Dipende. Le programmazioni lineari sono molto utili, ma vanno contestualizzate. Personalmente la programmazione che prediligo di questo tipo è il Faleev, in particolar modo la versione 2.0 che suggerisco in un mio articolo nell’accademia italiana della forza. Con una buona programmazione lineare si possono mettere un bel po’ di kg sul bilanciere, ma non dimentichiamoci del paradosso di Milo di Crotone! Immaginiamo di aggiungere un’inezia come 0,5kg a settimana. In un mese abbiamo messo 2kg, in un anno siamo già a 24 e nel giro di 3 anni abbiamo già raggiunto 72kg in più di massimale. Molto, molto irrealistico. Così come per l’alto volume, le programmazioni lineari devono essere una fase del nostro allenamento, poi obbligatoriamente occorre passare ad altre programmazioni. In generale trovo che chi si approccia per la prima volta all’allenamento giovi più di altri di questo tipo di lavoro.

 

 

  • Quanto le programmazioni dei campioni sono viziate da doping e fin quando e per quanto personalizzarle e/o seguirle?

Quando si parla di doping ci si deve per forza scontrare con un mondo di omertà e falsità, non potrebbe essere altrimenti con una legislazione come la nostra, in quanto le sostanze dopanti rientrano nella categoria delle sostanze stupefacenti, per le quali la legge italiana vieta l’uso personale, la produzione e la messa in vendita.

Per quanto riguarda l’uso di doping non posso che citare uno dei miei atleti preferiti, che quando gli chiesero quale fosse la sua posizione sul doping rispose “Se vuoi gareggiare a livello mondiale con dei risultati devi doparti anche se giochi a scacchi”. Prendere una programmazione di un campione non ha senso, così come non ha senso chiedersi cosa fa e perché. Non ha senso copiarne nemmeno la tecnica o stare a disquisuire ore sulle ginocchia del supercampione o sulla posizione della sua schiena. Quello che si può fare è cercare di capire le logiche dietro alle loro programmazioni, l’idea base che ha portato il loro allenatore a stilare quel programma, ecco, quella si può applicare! Perché come un programma può variare da un principiante ad un intermedio, il programma di un campione è totalmente diverso, ma l’idea base può essere applicata anche per un ragazzo che ha appena iniziato ad allenarsi.