Allenamento agli anelli OST
Dopo il mio precedente articolo sulle trazioni agli anelli (e uno più vecchio sulle trazioni al trx, simil-anelli), Mario aveva qualcosa da dire in merito a come li usa lui sui suoi clienti e da lì è nata questa intervista sull’allenamento agli anelli.
Iniziamo?
Ciao Mario, allora …ci siamo?
Quando in agosto Oreste mi ha chiesto di pensare ad un articolo sull’allenamento con gli anelli, ho cominciato a pensare a quanto era già stato detto su questo argomento, ma soprattutto su quanto c’era ancora da dire. E c’era da esaminare parecchio materiale…io stesso, grazie alla rivista OLYMPIAN’S NEWS, avevo già pubblicato degli articoli a riguardo, e questo aveva permesso in passato ai lettori di esaminare un primo approccio a questo riguardo. A tutti gli effetti, possiamo dire che Sandro Ciccarelli, l’editore di ON, è stato il primo in Italia dedicare spazi seri per proporre allenamenti alternativi, e di questo devo ringraziarlo. E sicuramente in questa intervista ci saranno riprodotte foto che, grazie proprio ad OLYMPIAN’S NEWS, possono essere visionate. Considerarla semplicemente una rivista, è restrittivo, perché di fatto, ha rappresentato e tutt’ora rappresenta un veicolo di informazioni spesso introvabili e, quindi, ringrazio Sandro Ciccarelli e Olympian’s news.
Ora, cominciamo dall’inizio…
Ok…Quando pensiamo agli anelli, il primo pensiero va agli atleti di ginnastica artistica, agli incredibili esercizi che vi eseguono, e soprattutto, alla bellissima plasticità che la loro muscolatura esprime. Ma ci rendiamo automaticamente conto che, per acquisire l’esecuzione di certi esercizi, è anche necessario sviluppare una forza ed un controllo che vanno ben oltre le normali capacità che acquisiamo normalmente con i bilancieri…Giusto?
…Sì, ma seconde te, da cosa è data questa necessità?
Dai piani di lavoro…mi spiego, mentre col bilanciere seguiamo principalmente il piano verticale e quello orizzontale con direzionamenti limitati, nel lavoro agli anelli il solo piano orizzontale si muove già su 360°, e lo stesso vale per i possibili spostamenti il nostro corpo sul piano verticale, se poi aggiungiamo la variabile del posizionamento degli anelli, divergente o convergente, allora la gestione diventa ancora più difficile.
Quindi è un lavoro che sconsiglieresti?
Tutt’altro. Dal punto di vista propiocettivo, penso che sia il lavoro più importante in assoluto, inoltre lavorare agli anelli ed utilizzando validi accorgimenti, è possibile sviluppare gradualmente la forza in diverse componenti. Teniamo presente che il lavoro agli anelli è sia dinamico che volutamente statico, e che richiede una specifica capacità stabilizzatrice da parte di tutti i gruppi muscolari coinvolti.
Individuare il proprio baricentro, stabilizzare il movimento degli arti e del tronco, e soprattutto muovere il corpo rispetto all’attrezzo, e non il contrario come succede con bilancieri e manubri, richiede uno sforzo decisamente maggiore, ma ripaga alla grande soprattutto quando, ben acquisite queste capacità, si ritorna al carico di ghisa.
Che intendi esattamente? In fondo se un atleta pesa 60kg, continuerà a sollevare solo 60kg, o no?
Esatto, ma avendo imparato a farlo in modalità instabile, e quindi lavorando su più direzioni dello stesso piano, sarà allenato a gestire una dispersione di forza proprio grazie all’aumento della stessa. Ti faccio un esempio semplicissimo: hai presente i piegamenti sulle braccia in verticale agli anelli (handstand push ups on rings)? È sicuramente l’esercizio più difficile in assoluto. Una volta che l’individuo abbia acquisito la capacità di eseguirne 15-20 ripetizioni per volta, pensi che la sua capacità di gestire un carico sopra la testa sia diminuita o aumentata?
Beh…decisamente aumentata…
Esatto, ed il “ritorno a terra” del medesimo movimento, con una military press, si traduce in una maggiore forza di spinta verso l’alto grazie ad una spalla di gran lunga più stabile e coordinata, ed una azzerata dispersione di forza.
Ma penso sia difficile proporre questo lavoro alla massa…
Vediamolo in un’ottica OST: molti atleti di fine ‘800 completavano il proprio lavoro con gli anelli, perché la forza doveva essere accompagnata anche ad abilità e destrezza in un’ottica di cultura fisica generale, ma in verità se questo tipo di allenamento offre un vero beneficio sia a livello articolare che vertebrale, oltre che ad un vero miglioramento nelle alzate sopra la testa, allora va proposto e praticato.
Oggi possiamo anche proporlo sia con un iniziale appoggio dei piedi a terra, sia con l’ausilio di elastici, e questo rende tutto molto più facile. La propedeutica a riguardo è semplice ed alla portata di tutti.
Quali altri benefici sono ottenibili con il lavoro agli anelli?
Innanzitutto possiamo lavorare molto sulla statica, e questo favorisce di gran lunga il rinforzamento di articolazioni, tendini, legamenti, etc… Inoltre il lavoro in statica è eccezionale per lo sviluppo dell’ipertrofia muscolare, perché ne permette lo sviluppo mantenendo un basso impatto articolare. E questo non mi sembra poco. E poi, sempre in ottica di ipertrofia, possiamo introdurre la variabile di lavoro ad anelli divergenti o convergenti, e qui entrano in gioco piani di lavoro mooolto più duri da gestire. Pensa solo a dei push up o delle aperture eseguiti su anelli posizionati ad un’ampiezza doppia a quella delle spalle: l’adduzione richiesta da questo piano di lavoro risulta di assolutamente maggiore rispetto a qualunque macchina da bodybuilding, e senza contare il fatto che l’esecuzione può essere rallentata a piacere…
Che cosa consigli ad un neofita che si vuole avvicinare agli anelli?
La massima gradualità. Di fatto c’è gente che agli anelli ci nasce e che per capacità naturale riesce a farci cose incredibili, ma per tutti gli altri consiglio di avere un approccio graduale e paziente. Le stesse dips agli anelli, possono essere eseguite prima come ring dips con elastici al posto delle fasce in nylon che reggono gli anelli al soffitto, poi possono essere invece eseguite appoggiando i piedi con gambe a squadra su di un rialzo…più gradualmente si parte e maggiori sono le possibilità di sfruttare al meglio questo attrezzo.
Ed un atleta di livello più elevato cosa può ottenere invece?
La serie di vantaggi l’abbiamo già chiarita prima, ma se vogliamo fare degli esempi più particolari, potrei parlare di Angelo Berardinelli, che in un periodo della sua carriera, nel 1998, aveva una distensione su panca “stallata” a 363 libbre. Mi permisi di proporre a Louie Simmons di fargli provare dei push ups agli anelli, che lui utilizzo anche con carichi sopra la schiena, e con posizionamento dei piedi sempre più elevato. Questo ha permesso ad Angelo di migliorare, sino ad entrare nel Ranking dei pesi medi, nel 2010, con una distensione su panca di 500 libbre.
Ma gli anelli serviranno sempre e solo alla parte superiore del corpo…
No, in verità, mettendo i piedi negli anelli, è possibile eseguire una vasta serie di esercizi per lo sviluppo delle gambe, ma questo è un tema che sto ancora sviluppando, e mi piacerà presentarlo a cose ultimate.
Come vorresti concludere questa intervista?
Vorrei concluderla con una riflessione: in passato, molti atleti hanno sviluppato sia forza che aspetto estetico con pochissime attrezzature, ma sfruttando al massimo ciò che avevano ed impegnandosi oltre i propri limiti. Oggi molti ragazzi passano più ore sulla rete che in palestra, ed il risultato è che sperimentano pochissimo, perché cercano spesso risposte ancora prima di sperimentare personalmente. È arrivato il momento di cambiare, di provare, ed anche di sbagliare, perché solo con l’esperienza personale è possibile capire cosa funziona e cosa no. E questo lo dico da trainer.
Grazie davvero per questa intervista!
Grazie a voi per avermi permesso di esprimere le mie idee liberamente, e ricordatevi che sono sempre qui!
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