Oggi abbiamo con noi, sul blog OST, Antonio Parolisi. 

A.P.

Godiamoci l’intervista.

  • Ciao Antonio, presentati ai nostri amici.

Ciao Oreste. Grazie della considerazione che hai avuto nei miei riguardi nell’invitarmi a questa intervista. Il mio lavoro, negli ultimi 10 anni, verte soprattutto nell’ambito dello studio del Training della funzione motoria. Prima da Chinesiologo Specializzato Personal Trainer, e Osteopata dopo, ho cercato di far viaggiare di pari passo lo studio della struttura fisica con quello della sua funzione al fine di aiutare gli altri ma anche me stesso a “Funzionare” in modo idoneo. Dalle arti marziali, già dalla tenera età di 5 anni, ho avuto la fortuna di avere un Maestro che era un Medico Veterinario che lavorava unendo tradizione e scienza dandomi in eredità qualcosa che forse ancora oggi porto dentro. Ricordo che a 11 anni facevamo allenamento pesi per il Karate e gli altri clienti della palestra ci guardavano come fossimo dei pazzi, ma il mio maestro la sapeva lunga…  e credo che mi abbia lasciato l’amore per la cultura scientifica applicata nel quotidiano che tutt’oggi cerco di impiegare con tutto me stesso. Ho avuto la fortuna e l’onore di essere Professore a contratto alla facoltà di Scienze Motorie di Napoli all’età di 26 anni e da lì partì la passione come relatore per vari eventi, da convegni medici a corsi per certificazioni del Fitness e Wellness. Collaboro  con la ISSAEurope come docente per corsi sul Training Posturale, Funzionale, Composizione corporea e Personal Training. Ho un mio piccolo studio dove lavoro in modo autonomo soprattutto come Osteopata e Recupero della funzione con il DNS (Dynamic Neuromuscular Stabilization), una certificazione che ho conseguito negli Stati Uniti qualche tempo fa e che mi ha radicalmente dato la possibilità di integrare il lavoro Osteopatico con la riprogrammazione neurologica del movimento. Purtroppo o per fortuna, però, adesso vedo troppe cose che non vanno bene anche nei più scontati e semplici movimenti che vediamo in palestra ogni giorno e che io stesso ho applicato e praticato per quasi 30 anni di allenamento. Come si dice?! Solo i fessi non cambiano idea… quindi ci si adatta e si riparte da un’altra angolazione. Credo che la curiosità, l’umiltà ed il coraggio di mettersi sempre in discussione siano la chiave di volta del successo di un individuo.

  • Stretching prima dell’allenamento, alcuni credono che possa portare problemi di forza e calo di prestazione, che ne pensi?

Sarebbe più interessante chiedere “perché si deve fare stretching?”. Se devo creare mobilità al mio movimento perché ho un’articolazione limitata, allora lo stretching dovrò eseguirlo prima della performance al fine di evitare compensi su altre strutture che devono lavorare per il distretto limitato (esempio: caviglia limitata si traduce in un super lavoro per ginocchio e bassa schiena). Questo approccio però va interpretato più come una Mobilizzazione Attiva e non uno stretching statico prolungato che mi può letteralmente “ammollare” il muscolo facendomi perdere in reattività e forza come diversi studi hanno dimostrato abbondantemente. Quindi bisognerebbe essere precisi sul TIPO, sul COME e sul PERCHE’ lo si fa. Lo stretching è un allenamento neurologico non meccanico del muscolo in se per se come comunemente si crede. Infatti posso tranquillamente inibire la contrattura di un muscolo attivando il suo antagonista (riflesso di Sherrington). Ecco perché ribadisco che non si lavora sul muscolo, anzi rischio di creargli dei danni nel “nuovo” range di mobilità se non è ben dosato. Cosa diversa è il lavoro connettivale fasciale più globale tipico degli esercizi di “Allungamenti in catena” che richiedono più tempo di trazione e che “potrebbero” essere impiegati anche qualche ora prima della performance per un discorso metabolico, circolatorio e ovviamente di mobilità. Di certo ad un powerlifter non mi sognerei mai di fargli “allungare i pettorali” prima di un massimale su panca…! Quindi tutto ben dosato con criterio ma soprattutto con buonsenso e ad ognuno il suo stretching nei tempi a lui congrui.

  • Sembra che siamo diventati una società pro zuccheri. Abbiamo zuccheri semplici dovunque, bibite, junk food, etc. Quali sono i peggiori danni che lo zucchero porta al nostro organismo?

Il glucosio in eccesso (ancor peggio il fruttosio), comporta danni su tutti i sistemi che utilizzano questa molecola. Basti pensare al diabetico e capire come sia una morte dolce… Considera che l’Alzheimer viene ribattezzato come il diabete mellito di tipo III. Questo la dice lunga sul come lo zucchero in eccesso distrugga il corpo in tutte le sue cellule. I prodotti finali della glicazione (gli AGE’s) fanno dei danni assurdi per non parlare dei livelli cronici elevati di insulina che creano condizioni patologiche molto significative sulla qualità della vita di un soggetto: dalle dislipidemie all’ipertensione. La sindrome metabolica è forse a completo appannaggio dell’eccesso di carboidrati. Fatale poi, se la si abbina alla scarsa attività fisica. Non sono contro i carboidrati ma andrebbero dosati nei tempi giusti, della giusta qualità e nella giusta quantità.

  • E per quanto riguarda le proteine e la loro pericolosità che ci dici? Sono sicure o no?

Per le proteine è come parlare della fede religiosa. Ognuno dice la sua e sembrano avere (a modo loro) tutti ragione. Prima cosa dovremmo capire che tipo di proteine, abbinate con cosa e quando. Assisto spesso alla diatriba vegani contro carnivori (…) e purtroppo anche qui sembra che ognuno (a modo loro) abbia ragione. Per mia visione della vita, ho sempre creduto che la verità stia sempre nel mezzo e quindi non sono assolutamente d’accordo nell’eliminare dall’alimentazione proteine animali così come non sono d’accordo nel mangiare 3 kg di carne al giorno. Il cibo a principale struttura proteica andrebbe ciclizzato, così come madre natura insegna. Siamo fatti per mangiare e per digiunare ed è forse proprio questo che ci rende così tarati all’adattamento ambientale. Non dovremmo preoccuparci se le proteine facciano male o meno ma “che tipo ingeriamo” e soprattutto in abbinamento a cosa? Mangiare un filetto di Chianina vera con insalata mista e acqua di sorgente è la stessa cosa di mangiare l’hamburger di carne al fastfood con la Cola? Non credo… eppure è sempre carne che stiamo mangiando….

  • Mal di schiena e pesi. Quali consigli?

Sollevare pesi è nel nostro codice genetico. Molti problemi di mal di schiena sono dovuti proprio ad un “Amnesia Muscolare”. Si perde in stabilità e i muscoli della statica ci schiacciano letteralmente. I pesi fanno male a chi non li fa…! Il punto è COME si eseguono gli esercizi. Ho dei pazienti che si fanno male raccogliendo un mazzo di chiavi dal pavimento ed altri che con 3 ernie del disco fanno stacchi da terra come dei Powelifter senza problemi. La risposta è nella Tecnica perfetta. Purtroppo ci si dimentica e si da per scontato che tutti possano eseguire esercizi come lo squat o lo stacco ed è proprio questa presunzione a dare la dicitura che i Pesi sono pericolosi. Sarebbe più opportuno dire  -i pesi fatti male sono pericolosi-. Molti miei pazienti sono stati meglio e ritornati ad allenarsi forte proprio grazie ai pesi dopo e solo dopo che hanno imparato la tecnica idonea ma soprattutto la mobilità e la stabilità delle articolazioni.

  • Cosa ne pensi delle Fullbody?

Il Training Fullbody credo sia un modo naturale di allenarsi, che ricrea quel concetto di globalità corporeo che è assai caro all’uomo animale. Mi piace ma credo che alcuni atleti richiedano specificità nell’allenamento di alcuni distretti, ovviamente il mio è un discorso di simmetria estetica non di funzionalità dei movimenti. Per il cliente tipo che vuole mantenersi in forma e mettere su muscoli il Fullbody lo ritengo tanto pertinente.

  • E degli esercizi Multiarticolari?

I Multiarticolari sono a mio avviso le vocali del nostro alfabeto. Puoi scrivere senza vocali? Ritengo che non ci si dovrebbe allenare senza Multiarticolari… e se proprio non riesco per compensi o limiti oggettivi devo trovare il modo di arrivare ad eseguire multi articolari in modo fisiologico e corretto.

  • Tu sembri sconsigliare lo squat con rialzo per i talloni, ci spieghi il motivo? Le scarpe da pesisti hanno un rialzo per i talloni.

La caviglia è l’articolazione che più creai compensi nel movimento dello squat. La scarpa dei pesisti offre un vantaggio meccanico nell’accosciata, così come la cintura o l’equipaggiamento che usano per spingere più forte che possono. Ok va benissimo ai fini della performance; ma fisiologicamente funzioniamo così? Se una caviglia è limitata, andando ad assecondarla (tavoletta sotto ai talloni) non facciamo altro che peggiorare la fissazione articolare. I compensi per quanto impercettibili arrivano su fino alla cervicale. Da un punto di vista neurologico va ricordato che la muscolatura profonda dell’addome ha una maggiore attivazione con la “chiusura” della caviglia e purtroppo la tavoletta “apre” la caviglia… Quindi sarebbe più costruttivo liberare quelle caviglie, con stretching, mobilizzazioni, manipolazioni, ecc e poi valutare la funzionalità e l’efficienza di uno squat senza tavolette o scarpe. In gara va benissimo usare ogni supporto per agevolare l’atleta ma nell’allenamento farei un minimo di riflessione…

  • Sul web gira la tua slide della spiegazione dei sollevamenti laterali con manubrio col pollice in su. Davvero il movimento del “versare acqua dalla brocca” è dannoso e/o inutile per te?

Hai mai preso una giacca da un armadio? La raccogli con il pollice in giù o in su? Beh la fisiologia ti fa ruotare il braccio esternamente che tu voglia o no. Se non lo fai e sforzi la rotazione interna inizi a pinzare il tendine del sovraspinoso fino a che la struttura non si fa sentire e allora è troppo tardi. Vorrei ricordare  per l’appunto che uno dei test per evocare intrappolamento è proprio una simulazione dell’alzata laterale col pollice in giù… Magari qualche studio elettromiografico segnalava un maggiore attivazione del capo laterale del deltoide nelle alzate laterali col pollice in giù ma non credo che ne valga la pena. Le spalle è meglio proteggerle prima che piangerle dopo. Parlo per esperienza personale di anni di tirate al mento, lento dietro e alzate con pollici in giù… il gioco non vale la candela anche se il muscolo può essere più sollecitato è meglio concentrarsi di più sulla buona tecnica nei multi articolari e proteggere un’articolazione già di per se molto esposta a traumi. Per il Bodybuilder il discorso è più indirizzato al reclutamento muscolare e dunque ecco perché si assistono a tanti esercizi che magari offrono tanta resa muscolare ma alto rischio articolare. Qui siamo nel concetto di performance finalizzata all’obiettivo ipertrofia e l’atleta farà di tutto per sentire anche quella piccolissima percentuale di lavoro muscolare in più. Questo cosa comporta però? Purtroppo molti bodybuilder lo sperimentano sulla loro pelle, anzi sulle loro spalle… magari però lo fanno per anni e non succede nulla. Buon per loro ma non siamo tutti così fortunati.

  • Che consigli dai alle donne circa l’allenamento per la Cellulite?

Per esperienza personale e confrontandomi con tanti colleghi che stimo,  convengo che la cellulite sia legata soprattutto all’alimentazione e alla libera circolazione dei fluidi e meno legata all’allenamento. Ho visto donne (tante) migliorare  con lavori fortemente lattacidi che generalmente sono sconsigliati per la cellulite e in questo approccio hanno creato delle cosce e dei glutei marmorei molto di più di donne che seguivano protocolli individualizzati per il miglioramento del drenaggio venoso e linfatico. Quindi in merito alla cellulite mi sto rendendo sempre più conto di non averci capito ancora una mazza… Troppa scienza smentita all’istante. Tutto può funzionare ma una cosa credo sia certa: la risoluzione della cellulite resta soprattutto alimentare e meno dell’allenamento. Vorrei tanto capirci meglio in merito…

  • Quali sono i migliori esercizi che una donna dovrebbe svolgere per i suoi glutei?

Stacchi, Squat e affondi… La cosa che conta di più però è assicurarsi che ci sia l’attivazione dei glutei… molte pazienti che ho visto, anche atlete di fitness di un certo spessore per problemi posturali e vertebrali non riuscivano a reclutare in modo idoneo i muscoli glutei facendo un iperlavoro su bassa schiena e cosce… quindi assicuriamoci che i glutei siano attivi altrimenti anche i più “concentrati” esercizi per i glutei diventeranno solo dei faticosissimi e dolorosissimi esercizi per la bassa schiena.

  • Quanti carboidrati dovrebbe assumere un pesista?

In modo molto empirico ritengo che si dovrebbe partire da circa 2-3 g per kilogrammo di massa magra al giorno e dopo diverse settimane capire se aggiungere o diminuire. Non ho mai avuto il riscontro certo seguendo i diversi autori che hanno pubblicato le loro quantità quasi magiche di carboidrati. Ho amici atleti che con 1 kg di riso al giorno sono super definiti tutto l’anno e altri che se solo pensano di mangiare una galletta di riso mettono 3 kg di grasso sull’addome. Quindi ho capito che grosso modo si parte con uno standard di riferimento e lo si aggiusta in corso d’opera. Perdonami ma anche qui credo di non averci capito ancora una mazza…

  • Cosa ne pensi delle diete ipoglucidiche?

Il mio primo libro sulle diete ipoglucidiche credo di averlo letto circa 20 anni fa con Mauro Di Pasquale e la sua Dieta Metabolica. Da lì iniziai a farmi un po’ di domande… Ritengo che anche qui il discorso sia in base a chi abbiamo di fronte anche se gli autori dicono che funziona per tutti. Sul campo però non è proprio così. I carboidrati in quantità ridotta possono essere una strategia per diversi approcci, sia in fase di costruzione muscolare, si di definizione che di perfomance sportiva ma forse è proprio la ciclicità la chiave del successo. Quando lessi l’approccio zig zag dei carboidrati capì che in effetti è meglio non saturare le riserve di glicogeno muscolari ed epatiche ma tenerle sempre un po’ affamate per poi riempirle per i momenti di anabolismo. Quindi le diete perennemente ipoglucidiche non credo siano la scelta saggia anche perché biochimicamente se sono sempre a scarico non è che funziono proprio bene. Magari c’è gente a “zero” carbo tutta la vita che vince gare aerobiche e hai muscoli enormi… che dire?! Anche qui ognuno dice la sua…

  • E di una maggiore frequenza dei pasti per la dieta?

Fino ad una decina di anni fa ero convinto, dai tanti studi e confronti che avevo fatto, che tanti piccoli pasti stimolassero il metabolismo e che fossero indispensabili all’anabolismo. Questo nacque da una serie di studi che dimostravano che un individuo non poteva assumere più di 30 g di proteine per pasto, dunque bisognava suddividere la quota totale su più spuntini. Andando avanti ho capito che in realtà questa cosa non solo era stata tergiversata (probabilmente per motivi commerciali-econmici delle case di integratori) ma che non era quello che fa il nostro corpo quando viene da una condizione di digiuno prolungato e divora un pasto abbondante. I nostri ritmi naturali e biologici sono gli stessi da milioni di anni e probabilmente dovremmo sempre assecondarli anche se viviamo in un’era ipertecnologica. Anche sui pasti a più frequenza andrebbe un attimo fatto chiarezza su chi fa bene, sul quando e in quali giorni. Mi spiace di non dare risposte certe a domande apparentemente così semplici ma estremamente complesse nel loro essere. Purtroppo mi rendo conto che più le informazioni pervadono le nostre menti e più ci si accorge di capirne sempre meno.

  • Grazie Antonio. Se i nostri lettori volessero mettersi in contatto con te come potrebbero fare?

Preferisco interagire con amici su Facebook attraverso delle slide colorate che ogni tanto mi prendo la briga di condividere portando un mio pensiero riassuntivo su tanti concetti che a me fanno nascere tante domande e le prendo come spunto di riflessione per confronti con amici, colleghi, studenti e pazienti con i quali interagisco in rete. Sono  proprio questi amici che il più delle volte mi chiedono risposte a domande alle quali io ho solo molte più domande di loro… Buon lavoro e grazie a te Oreste.

 Alla prossima

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